martedì, ottobre 24

Estratto da "L'Albero dello Yoga" B.K.S. Iyengar

B.K.S. IYENGAR
L'albero dello Yoga

Seconda parte: L'albero e le sue parti

Lo sforzo, la consapevolezza e la felicità

Mentre eseguite una postura yoga, riuscite voi a trovare quel delicato punto di equilibrio che consiste nel conservare quella postura al massimo delle proprie possibilità senza superarla, onde evitare uno sforzo eccessivo che altro non produrrebbe se non una reazione negativa?
Quando sforzate troppo una parte del vostro corpo per eseguire particolarmente bene un movimento, non vi siete mai accorti di prestare troppa poca attenzione alle altre parti? Ciò disturba il corpo e lo fa tremare. Se la radice di un albero è debole, l'albero stesso non può essere forte.
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Mentre si cerca di perfezionare la postura, il concentrare troppo l'attenzione sul particolare fa spesso perdere tutti i benefici di ciò che si sta facendo. Su cosa vi state concentrando? Cercate di perfezionare la postura, ma da dove a dove? È qui che nascono le difficoltà. Mettere a fuoco un punto è concentrazione. Mettere a fuoco vari punti contemporaneamente è meditazione.
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Nella concentrazione si possono trascurare alcune parti del corpo mentre ci si concentra su altre. Questo è il motivo per cui si può avvertire dolore. Infatti i muscoli trascurati perdono il loro vigore e rimangono abbandonati. Ma voi non vi rendete conto di averli trascurati perché sono proprio quei muscoli dei quali momentaneamente avete perso consapevolezza. Nello yoga c'è una cosa che dovete ricordare: la parte più debole è la sorgente dell'azione.
In tutte le posture yoga sono richieste due cose: il senso di orientamento e il centro di gravità.
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Se c'è una tensione eccessiva in alcuni muscoli anche il centro di gravità si sposta.
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Se avete qualsiasi problema, dovete analizzare cosa avviene durante la postura. C'è o non c'è allineamento? Forse il fegato si sta distendendo mentre lo stomaco si contrae, o forse avviene il contrario.
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Se analizzate lo sforzo necessario a eseguire una postura da principiante, e poi continuate ad analizzarla mano a mano che progredite, noterete che mentre lo sforzo diminuisce sempre di più la qualità dell'esecuzione dell'āsana migliora. La quantità di sforzo fisico diminuisce e il rendimento aumenta.
Mentre vi esercitate, può capitare che proviate dolore perché la vostra postura non è perfetta. Imparatela e assimilatela. Dovrete fare uno sforzo di comprensione e di osservazione: "Perché sto provando dolore in questo momento? Come mai non lo provo in altri momenti o in altri movimenti? Che rapporto ho con questa parte del corpo? Come posso liberarmi dal dolore? Come mai questa pressione? Perché questa parte duole? Come si comportano i muscoli da questa parte rispetto all'altra?".
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L'unica guida è l'analisi durante l'esercizio: solo attraverso tentativi ed errori potete progredire. Più numerosi saranno i tentativi, minori saranno gli errori; e quando i dubbi diminuiscono, diminuiscono anche gli sforzi.
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È vero che nell'analisi c'è una dispersione iniziale di energia. In seguito però non si disperderà più e lo sforzo scomparirà. Si trova la direzione e, se si continua nella giusta direzione, si incontrerà la saggezza. Quando c'è saggezza nell'azione lo sforzo non si avverte più come tale, ma come gioia. Nella perfezione, la vostra esperienza e capacità espressiva raggiungono equilibrio e armonia.

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